La gestione immobiliare sociale o gestione sociale collaborativa comprende attività connesse all’amministrazione di immobili e alla gestione delle relazioni tra le persone che vi abitano. Le attività svolte rientrano in parte nell’ordinaria definizione di Property e Facility/Building Management, che riguarda l’immobile fisico ma nell’ambito del quale si introducono elementi innovativi nella gestione e nell’erogazione dei servizi; in parte è introdotto un nuovo criterio il cui l’oggetto d’intervento non è più l’immobile, ma i suoi abitanti, attraverso l’avvio di pratiche a supporto dell’abitare e di accompagnamento sociale, il cosiddetto Community Management. L’obiettivo è quello di erogare servizi in grado di abbracciare la complessità della dimensione dell’abitare, valorizzando le relazioni ed il territorio.
“Il gestore sociale collaborativo raggruppa l’insieme delle attività connesse alla gestione e amministrazione degli asset immobiliari nonché alla gestione della comunità insediata e dalla relazioni tra le persone che vi abitano. Parallelamente alle attività di Property e di Facility Management, finalizzate a preservare il valore dell’immobile costruito, il Gestore Sociale dunque si caratterizza per la centralità riservata all’inquilinato beneficiario dei servizi.“ (Cambiare l’abitare cooperando, 2018 Bruno Mondadori ed.)
Parlando di gestione sociale collaborativa è necessario introdurre la definizione di alloggio sociale [1], così come è stata esplicitata per la prima volta in Italia dal D. M. 22 Aprile 2008, intendendovi un’unità immobiliare adibita ad uso residenziale, realizzata o recuperata da soggetti pubblici o privati, e concessa in locazione, destinata a svolgere la funzione, di interesse generale, di ridurre il disagio abitativo di individui e nuclei familiari svantaggiati, che non potrebbero accedere alla locazione di alloggi alle condizioni di mercato.